Spesso la dieta dei bambini è troppo ricca di zuccheri
L’abitudine di utilizzare impropriamente lo zucchero nella dieta dei bambini molto piccoli è ancora così diffusa che uno studio condotto dai pediatri della clinica Sacco di Milano, condotto su 400 bambini dai 6 ai 36 mesi d’età, ha dimostrato che 9 bambini su 10 assumono troppo zucchero nella dieta quotidiana. Troppi genitori, ancora oggi, usano lo zucchero, o il miele, come fattore “premiante” per il piccolo.
La presenza di zuccheri nell’organismo è molto importante perché gli zuccheri, che appartengono alla famiglia dei carboidrati, forniscono al corpo l’energia di cui ha bisogno. Il saccarosio, il comune zucchero usato per addolcire bevande e preparare dolci, è uno zucchero di tipo semplice e quindi una volta ingerito, rilascia immediatamente energia.
Una seconda categoria di zuccheri è costituita dagli amidi che assumiamo con i cereali. Questi zuccheri, a catena complessa, vengono rilasciati più lentamente e con gradualità, in base alle necessità energetiche dell’organismo e sono quindi i cosidetti “zuccheri buoni”
Il bambino abituato ad assumere zuccheri semplici tenderà a mantenere questa abitudine alimentare, con l’abitudine, nell’infanzia, a preferire merendine e dolciumi vari, ma questa abitudine è tutt’altro che sana ed è anzi alla base sia della diffusione di obesità infantile e di carie precoci, che di malattie metaboliche gravi, come il diabete, dovute alla incapacità di regolare la glicemia.
Glicemia e diabete
Il meccanismo di controllo della quantità di zuccheri, la glicemia, è molto complesso. L’organismo mantiene i livelli di zucchero entro un range di valori ristretto grazie alle funzioni di diversi ormoni. I due principali sono prodotti dal pancreas e sono ad azione opposta. Il primo, l’insulina è prodotta dalle cellule beta del pancreas e viene secreta in seguito all’aumento del glucosio (zucchero nel sangue) dopo i pasti . Al contrario con il digiuno o con l’esercizio fisico cala il glucosio e le cellule alfa del pancreas secernono glucagone che stimola la liberazione di glucosio accumulato nei tessuti, il glicogeno, che si accumula nei tessuti lipidici e, sopratutto, nel fegato.
Se la glicemia cala troppo in fretta o se il soggetto è spaventato, affamato, o sotto stress, l’adrenalina e i corticosteroidi secreti dalle ghiandole surrenali mobilizzano rapidamente il glucosio immagazzinato per dare energia rapida.
L’azione del saccorosio, quando in eccesso, è molto nociva perché stimola negativamente questo processo. Il saccarosio, infatti, viene assorbito velocemente provocando un rapido innalzamento della glicemia il che stimola il corpo a produrre più l’insulina per regolarne il livello. Per rispondere al successivo calo improvviso dello zucchero le surrenali secernono adrenalina, che provoca un rapido innalzamento dello stesso. Questo continuo ciclo insulina- glucagone provoca uno stress che, con l’andar del tempo, inibisce le ghiandole surrenali . In questo modo si manifesta ipoglicemia reattiva che, a lungo andare, crea le basi per un’insufficienza del pancreas e diventa diabete.
Le abitudini alimentari sbagliate vanno evitate e, in caso, corrette prima possibile.
Una dieta ricca di fibre e con minor presenza di zuccheri semplici è assolutamente da preferire perché favorisce uno sviluppo più sano del bambino. L’assunzione eccessiva di zucchero è solo un’abitudine sbagliata, non una necessità. Sono tanti gli errori che si fanno con i bambini, soprattutto quando ci sono di mezzo caramelle, torte e miele. Con il rischio che un comportamento troppo “dolce” di mamma e papà predisponga il bambino a carie, aumento di peso e a problemi che restano anche dopo lo sviluppo, da giovani e adulti.
“Se pensiamo che in natura non esistono carboidrati a rilascio immediato” spiegano i pediatri, ”ci rendiamo conto di quanto possa essere opportuno limitare l’aggiunta di zucchero”.
Meglio la frutta che, naturalmente dolce, fornisce in realtà un complesso di zuccheri ‘buoni’ che portano con sé altre importanti sostanze quali fibre, vitamine, minerali con un valore nutritivo ben superiore a quello fornito dal solo fruttosio in essa contenuto”.