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Adec non utilizza otturazioni in amalgama

Adec è sempre stata molto attenta alla salute dei propri pazienti, per questo da molti anni e dal 1994, ben prima delle disposizioni del Ministero della Salute (2000-2001) ha eliminato le otturazioni in amalgama dalle proprie procedure.
In quegli anni, infatti, era ormai dimostrato che i nuovi materiali compositi potevano resistere ai carichi masticatori anche sui molari.

L’amalgama è preparata principalmente con mercurio e argento e la sua salubrità è ampiamente discussa. L’amalgama non è mai stata bandita dalle società scientifiche internazionali ed è tuttora usata in tutto il mondo con più o meno limitazioni.

Molti pazienti hanno ancora vecchie (o nuove!) otturazioni eseguite con questa tecnica e la rimozione è consigliabile, gradualmente, quando il numero di otturazioni presenti è rilevante.

La rimozione è però una cosa seria e va eseguita con cura, seguendo regole precise per evitare alle persone assorbimento di mercurio e dispersione nell’ambiente (i vapori di mercurio si disperdono facilmente nell’ambiente).

Ho una vecchia otturazione di colore grigio scuro, cosa devo fare?

E’ molto probabile che si tratti di un’otturazione in amalgama, quindi consigliamo di venire a trovarci per valutare la questione ed eventualmente rimuovere le amalgame considerate dannose in totale sicurezza, in ambiente protetto e con tecniche in grado di ridurre al minimo la dispersione del mercurio.
Grazie ad Adec Salute vi saranno forniti anche consigli ed indicazioni per una dieta detossificante che vi permetta di facilitare lo smaltimento del mercurio e dei metalli pesanti.

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Il cioccolato fondente fa bene ai denti?

Vi sentite in colpa perché avete abusato di cioccolato approfittando della Pasqua? Se le vostre uova erano di cioccolato fondente non preoccupatevi, i vostri denti non ne avranno risentito molto.

Forse non lo sapete ma anche il cioccolato, purché fondente e naturale, è stato inserito nella lista dei cibi che fanno bene ai denti.

Siete stupiti? Eppure la lista in questione è stata stilata da una autorevolissima fonte, Il Collegio dei Docenti Universitari delle facoltà italiane di Odontoiatria, riuniti a Roma per il loro congresso annuale.

Il cacao amaro contiene, come spiegano gli esperti, sostanze antibatteriche che riducono la formazione della placca e della carie.

Antonella Polimeni, Presidente del Collegio Nazionale dei Docenti Universitari di Odontoiatria, Ordinario di Odontoiatria Pediatrica alla Sapienza di Roma spiega che “Consumando cioccolato fondente all’80% si può ridurre il rischio di carie, soprattutto se si ha l’accortezza di non mangiarlo assieme a dessert troppo ricchi di zuccheri e carboidrati, che ne vanificherebbero gli effetti positivi” perché il cacao amaro contiene “antibatterici naturali che impediscono allo streptococcus mutans – il batterio responsabile della carie – di produrre il glucano, una sostanza appiccicosa che aiuta i germi ad attaccarsi ai denti formando la placca e creando le condizioni perché gli zuccheri vengano trasformati in acidi corrodendo lo smalto”

Il batterio della carie, lo Streptococcus mutans, prolifera grazie al metabolismo dello zucchero, per questo tutti i cibi dolci vengono considerati nemici dei denti. Come fare a tenerlo alla larga? Si può optare per i mirtilli, che contengono una sostanza che impedisce la formazione della placca del 70% e della carie del 45%, oppure si può scegliere un contorno di verdure crude che, con le loro fibre, facilitano la pulizia dei denti. Questi gli altri cibi con proprietà anticarie inseriti nella lista insieme a cicoria, funghi, caffè e vino rosso e al formaggio, che con il calcio e i grassi aiuta a rinforzare i denti e allo yogurt: gli studiosi spiegano che, per meccanismi ancora non del tutto chiari, consumarne un vasetto quattro volte a settimana riduce del 22% il rischio di carie, probabilmente depositando proteine protettive sulla superficie esterna dei denti.

Secondo uno studio condotto dalla prof. ssa Polimeni, in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Pediatria della Sapienza di Roma guidati da Marzia Duse, la prevenzione contro la carie può iniziare già nella primissima infanzia con i probiotici: “Un nostro studio- spiega Polimeni – ha dimostrato che l’aggiunta di fermenti lattici ai latti artificiali per neonati può diminuire la proliferazione dello Streptococcus mutans nei bimbi non allattati al seno”.

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Sintomi e rimedi al bruxismo

Oggi gli esperti sono concordi nell’individuare lo stress come causa principale del bruxismo.

Uno stato eccessivo di tensione – provocata dai tipici fattori che generano ansia, angoscia o preoccupazioni varie – induce i muscoli della bocca a indurirsi e a tendersi. Ma lo stesso problema può essere causato anche da una malocclusione o da un cattivo posizionamento delle arcate dentali. In entrambi i casi, il risultato è identico, di notte digrigniamo i denti e la mattina ci svegliamo con la bocca indolenzita e dolorante.

Il bruxismo non deve essere trascurato perché non è semplice da riconoscere e perché, se non affrontato in tempo, può diventare patologico e creare problemi gravi.

Il primo problema riguarda i denti più interessati, canini e molari che presto si rovinano e si consumano. In seguito i danni possono interessare tutti i denti e le articolazioni temporo-mandibolari.Se la patologia arriva ad interessare le articolazioni temporo-mandibolari il problema si estende ai muscoli collegati che vengono sottoposti ad un sovraffaticamento che provoca dolore ed è pericoloso e porta ad ulteriori rischi di problemi muscolari. I primi problemisorgono ai canini ed ai molari che si rovinano, si consumano. Se poi il problema diventa patologico, dura a lungo perché trascurato o non identificato a dovere, i denti e le articolazioni temporo-mandibolari si danneggiano.

Come si riconosce il bruxismo?

Ecco i più importanti sintomi: mal di testa ingiustificato, otalgie, sensazione di avere le orecchie chiuse, vertigini,difficoltà a deglutire, denti sensibili, dolori al rachide cervicale.

Curare il bruxismo

Il metodo principale per curare il bruxismo è utilizzare, durante la notte, un “bite”, cioè un piccolo apparecchio per i denti. E’ fatto di resina quindi morbido e viene modellato secondo le proprie arcate dentali. Non è fastidioso o tantomeno doloroso, e non ci sono controindicazioni. Le uniche attenzioni sono per l’igiene: dopo ogni uso, al mattino, bisogna pulirlo con gli appositi detergenti antibatterici per evitare problemi a denti o gengive.

Il bite viene preparato dal dentista sulla base dell’impronta della vostra bocca, quindi è assolutamente personale e personalizzato, non può essere acquistato “pronto all’uso”.
Se pensate di avere problemi di bruxismo venite a trovarci in Adec per una valutazione diagnostica ed, eventualmente, terapeutica.

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Oral B presenta il primo spazzolino social

Lavarsi i denti è una necessità a cui nessuno può rinunciare ma la maggior parte di noi lo fanno provando contemporaneamente noia e frustrazione.

La noia è quasi inevitabile, visto il lungo tempo “perso” a spazzolare pazientemente denti e gengive, la frustrazione spesso arriva perché nonostante il tempo passato con lo spazzolino in mano è difficile sapere se si è riusciti nell’intento di pulire, bene tutti i denti.

Dalla prossima estate l’una e l’altra potrebbero scomparire dal nostro orizzonte quotidiano.

Oral B ha infatti presentato, al Mobile world Congress di Barcellona, il primo spazzolino bluetooth che verrà commercializzato entro il prossimo mese di agosto. Lo spazzolino potrà essere connesso allo smartphone e, utilizzando un’apposita app, sarà in grado di rivoluzionare le nostre abitudini in fatto di igiene orale.

Non è una novità assoluta perché, come già vi avevamo riferito, qualcosa di simile si era già visto al CES di Las Vegas ad opera della statunitense Kolibree, ma il prodotto presentato dall’azienda italiana aggiunge diverse funzionalità ed apre un campo inesplorato affrontando non solo gli aspetti tecnici ma anche quelli sociali e quello ludico in particolare.

Infatti, per combattere la noia potremo ricevere le ultime notizie, le informazioni sul tempo e quanto altro ci possa interessare o metterci a giocare ad un videogames multilivello.

Sotto l’aspetto tecnico le novità sono ancora più interessanti a cominciare dalle tante funzioni: intanto ci permetterà di scegliere tra 6 diversi tipi di pulizia: giornaliera, in profondità, sbiancante, cura delle gengive, denti sensibili, lingua; potremo decidere l’ordine di esecuzione e il tempo che si vuole passare su ognuna.

Definite le impostazioni la testina eseguirà i nostri comandi passando da una funzione all’altra in modalità completamente automatica. Lo smart-spazzolino, inoltre, sarà in grado di calcolare il tempo che dedichiamo allo spazzolamento dei denti e potrà fornirci grafici delle medie giornaliere, settimanali e mensili; ci avviserà e si bloccherà se stiamo spazzolando male, ad esempio premendo troppo le spazzole e ci avviserà anche quando è il momento di passare dalla mascella alla mandibola.

Uno degli aspetti più interessanti dello spazzolino è che se il dentista dovesse notare qualcosa che non va, ad esempio dei denti puliti male, potrà visualizzarli sul display dello smartphone e toccarli. In questo modo l’app, alla fine del normale lavaggio, aggiungerà del tempo supplementare segnalando sullo schermo la zona indicata dal dentista.

Ma, si diceva prima, lo smart-spazzolino è anche un videogioco. Ed in effetti è proprio così. Un vero videogioco a diversi livelli ed obbiettivi da raggiungere e addirittura, come tutti i videogames dell’ultima generazione, con la possibilità di condividere su social network gli obbiettivi raggiunti. L’idea è sia di rendere piacevole e divertente l’uso dello spazzolino, sia aumentare tempi e modalità di lavaggio emulando il meccanismo competitivo generato dai videogames multilivello.

Il tutto, promettono i produttori ad un prezzo competitivo, poco più di 200 euro. E non dovremo preoccuparci nemmeno se lo smartphone è scarico quando ci laviamo i denti di sera. Lo spazzolino può memorizzare fino a 20 lavaggi e poi scaricarli nell’app dello smartphone al momento della nuova connessione.

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Mantenere la lingua pulita

Lavarsi i denti almeno 2 volte al giorno è fondamentale per mantenere sani i denti, ma quanti di noi si preoccupano anche dell’igiene della lingua?

Eppure i dentisti raccomandano di non dimenticare la lingua durante le quotidiane operazioni di igiene orale perché la lingua, per la sua particolare struttura capillare, i suoi solchi e per il fatto di essere a contatto con la cavità orale, la faringe e le secrezioni della narice favorisce la presenza di germi, di microorganismi e di residui orali. Se l’igiene della lingua non è effettuata correttamente i batteri presenti possono provocare diversi disturbi. L’alitosi, innanzitutto, che colpisce moltissime persone, ma anche e soprattutto i denti e le gengive con aumento dei rischi di carie e, nei casi più trascurati, malattia parodontale.

La lingua ed il gusto

La lingua è il principale organo del gusto perché le mucose superficiali che la compongono sono la sede delle papille gustative. La presenza di batteri limita la funzionalità delle papille gustative riducendo, in maniera significativa, la percezione del gusto.

Al contrario la lingua pulita migliora la percezione del gusto, non solo aumentandone l’intensità, ma migliorando la qualità percettiva il che consente di apprezzare anche le sfumature ed aumenta sensibilmente il piacere dei cibi e delle bevande.

Come riconosco la lingua pulita?

È molto semplice perché una lingua pulita e sana ha un colore rosato diffuso uniformemente. Esaminate soprattutto il dorso posteriore, la zona più difficile da pulire e più facilmente aggredibile dai microrganismi batterici. Se notate delle anomalie probabilmente ci sono dei problemi da risolvere.

Come si pulisce la lingua?

Essenzialmente raschiandola, delicatamente, con le setole di uno spazzolino o con uno dei tanti strumenti appositi, di fatto dei semplici raschietti con la superficie ruvida studiata per garantire la miglior pulizia evitando, allo stesso tempo, di irritare la lingua. Il movimento va effettuato andando dall’interno verso l’esterno. L’ideale sarebbe dedicare un po’ di tempo alla pulizia della lingua ogni volta che ci si lava i denti.

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Fumo passivo causa di carie nei bambini

È già stato ampiamente dimostrato come il tabacco abbia effetti devastanti – anche – per i denti ed il cavo orale. I fumatori sono più esposti al rischio di gengiviti, parodontiti e le nitrosamine specifiche del tabacco sono responsabili dell’insorgenza dei tumori della bocca.

Altrettanto si sa dei danni provocati dal cosidetto fumo passivo, cioè quello che devono respirare i non fumatori che convivono con fumatori.

Oggi sono ancora gli Stati Uniti, che si confermano come paese guida nella lotta al tabagismo, a mettere in guardia contro i danni che il fumo passivo provoca ai bambini.

La novità è che è stato provato che respirare il fumo passivo mette in pericolo non solo la gola e i polmoni di adulti e bambini, ma fa aumentare per i più piccoli anche il rischio di carie.

È questo il risultato di uno studio del Center for Child Health Research dell’ Università di Rochester, nello Stato di New York, pubblicato sulla rivista ‘Journal of the American Medical Association’.

I ricercatori hanno studiato, per oltre 5 anni, 3500 bambini dai 4 agli 11 anni arrivando alla conclusione che almeno un quarto di loro si sarebbe salvato dalla carie se avesse vissuto in un ambiente ‘smoke-free’.

Contrariamente a quanto si crede, infatti, questo studio dimostra che non sono solo i dolci o le caramelle a danneggiare i denti dei bambini, ma un particolare batterio, a volte trasmesso da un bacio della mamma, che produce una sostanza acida in grado di corroderne la superficie.

E i denti ‘da latte’, spiegano i ricercatori,sono più vulnerabili di quelli degli adulti perché coperti da uno strato di smalto più sottile.

L’esposizione al fumo passivo limita la capacità dell’organismo di combattere le infezioni, e rende i bambini che lo respirano più suscettibili a tutta una serie di disturbi che vanno da raffreddore, otite e mal di gola, fino alle carie.

”Il rischio carie e’ solo un altro buon motivo – spiega l’autore dello studio, il pediatra Andrew Aligne – per il quale è necessario tenere lontani i bambini dal fumo passivo”.

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Apparecchio: boom tra gli adulti

Un paziente su 5, tra quelli che ricorrono all’apparecchio ortodontico, ha 40 anni o più ed è, in grande maggioranza di sesso femminile.

Motivi estetici? Si, ma non solo. Sembra molto cresciuta, tra gli adulti, la consapevolezza che i problemi ortodontici come malposizionamento e malocclusioni possano favorire l’insorgere di patologie anche gravi.

Ma perché mettere un apparecchio a 47 anni? I denti accavallati, ‘affollati’ e la cattiva forma del morso – avvertono gli esperti – favoriscono l’insorgere delle malattie paradontali e gengivali, problemi che colpiscono il 40% della popolazione italiana. In questo 40% l’apparecchio può, come hanno dimostrato studi scientifici condotti recentemente, anche in fasi avanzate, migliorare la durata di tutte cure odontoiatriche nel tempo.

In caso di sostituzione di denti persi, spiegano sempre gli esperti, è bene intervenire proprio con l’ortodonzia per ripristinare gli equilibri ossei e tessutali e poi reintegrare i denti persi. In caso contrario è alto il rischio di perdere quanto ottenuto anche con le metodiche più avanzate, come l’innesto di osso e la chirurgia parodontale.

I processi patologici non si arrestano perché le problematiche di natura ortodontica comportano in sé un peggioramento della patologia.

Gli impianti dentali, per esempio, ancorati all’osso con una vite di titanio, non hanno il legamento parodontale e rischiano di cadere a causa della pressione sbagliata dell’osso.

Non a caso negli Stati Uniti prima di procedere all’implantologia viene effettuata una valutazione ortodontica.

Nuove tecnologie

A spingere verso l’uso dell’apparecchio sono anche i progressi tecnologici nel campo dell’ortodonzia.

I vistosi e scomodi apparecchi ortodontici del passato sono stati sostituiti da comodi e leggeri apparecchi che, in molti casi, sono praticamente invisibili.

Con l’apparecchio ortodontico invisibile non ci sono più gli imbarazzi ed i problemi della vita di relazione provocati dai vecchi apparecchi tradizionali. Questo fa si che anche gli adulti non si creino problemi nell’indossarli.

Inoltre, anche nei casi di utilizzo di apparecchi ortodontici “visibili” i tempi e le modalità di utilizzo, quindi della terapia ortodontica, sono sempre più compatibili con una normale vita di relazione.

Per capire meglio l’incidenza delle nuove tecnologie, le stime attuali dicono che le terapie ortodontiche destinate a risolvere problemi più di natura estetica che funzionale – che interessano l’80% dei casi – sono risolvibili ricorrendo all’uso degli apparecchi invisibili. Per il restante 20%, che riguarda casistiche più complesse e problematiche, è necessario intervenire con apparecchi più tradizionali ma, come detto, anche in questo caso grazie sopratutto ai progressi scientifici e tecnologici assolutamente compatibili con una normale vita di relazione.

Se volete saperne di più sugli apparecchi ortodontici per adulti non esitate a rivolgervi al nostro servizio di ortodonzia a Milano.

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Il trapano del dentista vicino alla pensione

Non ci stiamo riferendo al famosissimo dipinto di Pellizza da Volpedo, ammirabile al Museo del Novecento di Milano, ma al quarto stato della materia: il plasma

Cos’è il plasma?
Il plasma, identificato nel 1879 da Williams Crooke, è un gas ionizzato la cui carica elettrica è nulla, quindi è neutro e, in quanto tale, considerato come il quarto stato della materia dopo i 3 già conosciuti: solido, liquido e gassoso.

E’ stato identificato tardi perché sulla terra, con l’eccezione dei fulmini e delle aurore boreali, non è presente, mentre di plasma è costituita il 99% della materia conosciuta dell’universo (come il sole, ad esempio). Non bisogna però credere che l’intero universo si presenti sotto forma di materiale plasmatico. La parte conosciuta dell’universo è meno del 5% del totale per il quale si parla di forma di energia sconosciuta.

Uso del plasma in campo odontoiatrico
Il plasma viene usato in medicina per sterilizzare i ferri chirurgici nelle sale operatorie.

Per farlo viene creata una nuvola di gas freddo ionizzando (cioè liberando gli elettroni dai rispettivi atomi) una soluzione di acqua ossigenata mediante l’uso di campi magnetici. Il plasma così ottenuto ha un altissimo potere battericida.

Partendo da questa osservazione l’equipe del prof. Stefan Rupt ha pensato di trasformare l’uso del plasma battericida in un’alternativa al trapano del dentista.

L’uso di getti di plasma in funzione antibatterica sono descritti in uno studio pubblicato nel mese di febbraio sul Journal of Medical Microbiology: diretti verso la dentina, lo strato più sensibile del dente, sono in grado di far piazza pulita dei batteri che insidiano molari e premolari con un potere 10.000 mila volte più elevato di qualunque strumento oggi usato e senza intaccare i tessuti sani del dente.

Con spruzzi prolungati, di 6, 12 o 18 secondi, la dentina viene preservata dagli attacchi della flora microbica normalmente presente nel cavo orale.

Addio al trapano ed alle paure?
Non ancora, ma a breve, promette il dr. Rupt. Che sostiene che entro un massimo di 5 anni il famigerato trapano del dentista potrebbe andare, definitivamente, in pensione relegando tra i fantasmi del passato anche la paura, spesso vera e propria fobia, del dentista.

I getti di plasma con cui verranno ripuliti i nostri denti sono, oltre che più efficaci, anche completamente indolori. Un po’ di freddo sarà l’unica sensazione che proveremo quando il dentista “al plasma” ci metterà le mani in bocca.

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Come ottenere un sorriso da star

Quante volte ci siamo lasciati prendere dall’invidia nel vedere i sorrisi smaglianti e perfetti dei divi della TV?

“scagli la prima pietra” chi non ha mai pensato “accidenti, nonostante la mia attenzione quotidiana all’igiene orale non riuscirò mai ad avere un sorriso così. Chissà come faranno…”

In realtà non c’è alcun particolare segreto, ma solo degli accorgimenti, il più delle volte semplici e facilmente accessibili anche dal punto di vista economico.

Prima parlatene con il dentista

Qualunque sia il problema estetico che vi impedisce di sfoderare un bel sorriso, parlatene con il vostro dentista prima di prendere qualunque decisione in merito al trattamento da adottare. Il dentista saprà indicarvi la soluzione più adeguata tra le diverse oggi disponibili.

Il vostro problema sono i denti ingialliti? La soluzione è lo sbiancamento. E’ un trattamento, professionale – meglio evitare il fai-da-te – innocuo ed indolore che può riportare i denti al bianco naturale. Il trattamento detto a luce fredda, di più recente introduzione, riporta i denti – privi di otturazioni – al bianco naturale, è assolutamente innocuo e non danneggia lo smalto.

Alcuni denti sono rovinati o presentano piccoli difetti? Provate con le faccette. Le faccette sono sottilissime lamine di porcellana che si applicano, con uno speciale adesivo, sopra i denti. Anche questo trattamento è del tutto indolore, innocuo ed il risultato è garantito.

Avete denti disallineati, malocclusioni? Passate dall’ortodontista senza paura. Non vi proporrà più un apparecchio in ferro tanto scomodo da portare quanto imbarazzante. L’ortodonzia invisibile è una realtà che ha cambiato la vita a moltissimi pazienti. Un apparecchio completamente trasparente, tanto comodo da portare quanto invisibile, lascerà intatto il vostro sorriso ed impedirà a chiunque di capire che state portando un apparecchio odontoiatrico.

Se i vostri denti presentano difetti di forma o dimensione il dentista vi spiegherà come oggi sia possibile intervenire in modo semplice e minimamente invasivo, per correggere i difetti oppure, se un dente è molto rovinato, come ricoprirlo con una corona in porcellana che garantisce una funzionalità perfetta ed un eccellente risultato estetico

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Diagnosi precoce delle malattie gengivali

Un nuovo sistema di classificazione delle malattie gengivali per favorire la diagnosi precoce

Uno studio recentemente pubblicato sul “Journal of Dental Research” propone un nuovo tipo di classificazione della malattia parodontale che potrebbe favorire la diagnosi precoce e la prevenzione, evitando che la malattia si aggravi, grazie a trattamenti terapeutici personalizzati.

La classificazione attuale

Il sistema oggi utilizzato classifica la malattia parodontale in acuta e cronica basandosi sull’evidenza sintomatologica e sull’esame dello stato delle gengive. Sostanzialmente, quindi, classifica la malattia in base al gonfiore delle gengive ed alla quantità di osso che si perde

Secondo il responsabile della ricerca dr. Panos N. Papapanou , professore e presidente della facoltà di scienze orali e diagnostica presso il College of Dental Medicine della Columbia University di New York, questo sistema non si è dimostrato particolarmente valido perché non permette una chiara distinzione dei diversi stadi della malattia e non permette di verificare l’aggressività della malattia stessa in fase acuta fin quando il danno non è stato, in gran parte, subito.

Riclassificare le malattie gengivali

I ricercatori propongono di riclassificare le malattie gengivali utilizzando il modello della “firma genetica” o dei marcatori biologici, sistema che viene adoperato da biologi ed oncologi nello studio e nella classificazione dei tumori.

Questo sistema sta dando risultati molto incoraggianti e gli oncologi stanno cominciando ad utilizzarlo con successo sia nella diagnosi precoce che nel preparare e personalizzare il trattamento terapeutico per ciascun paziente sulla base delle risposte ai marcatori biologici utilizzati. Nel caso del tumore al seno, ad esempio, oggi tutte le donne sottoposte ad intervento chirurgico vengono sottoposte a chemioterapia, dal momento che il carcinoma mammario è un tumore ad alto tasso di recidività (50% dei casi). Grazie al sistema della firma genetica si calcola che circa il 20% delle donne sottoposte ad intervento chirurgico possano scoprire se il rischio di recidiva è alto o basso ed evitare, in caso di rischio basso, i trattamenti chemioterapici post chirurgici.

Ispirandosi a questo modello e per verificare se potesse essere applicato anche alle malattie gengivali, i ricercatori hanno condotto uno studio su 120 pazienti di entrambi i sessi con diagnosi di malattia gengivale e di età compresa tra gli 11 ed i 76 anni.

I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi e l’appartenenza al primo (meno gravi) o al secondo gruppo (più gravi) è stata decisa non in base ai sintomi della malattia, ma sulla base del profilo genetico del paziente.

In questo modo si è avuta la conferma che l’appartenenza all’uno o all’altro gruppo non si accordava con la sintomatologia del paziente, confermando i limiti dell’attuale modello di classificazione.

A conferma della bontà del sistema di classificazione proposto si è visto che quanto è risultato nel gruppo 2, pazienti con malattia gengivale in fase avanzata, era in linea con le attuali conoscenze, cioè la prevalenza dei maschi rispetto alle femmine e la presenza di agenti infettivi di diversa origine e provenienza.

I risultati dello studio sembrano confermare le ipotesi allo studio ed offrono una buona base di partenza per arrivare a scoprire i pazienti geneticamente più esposti al rischio di malattia parodontale. Il tutto nell’ottica della diagnosi precoce ed anche, vista l’aggressività con cui si presenta la malattia in fase acuta, con l’eventuale prescrizione di una terapia preventiva che impedisca alla malattia di presentarsi.

E’ ancora presto per sapere se i prossimi studi offriranno nuovi e concreti strumenti per aggredire la malattia parodontale e le malattie gengivali, ma la strada della ricerca genetica sembra essere quella più promettente per tutta l’odontoiatria soprattutto dal punto di vista della prevenzione, come confermano anche alcuni recentissimi studi dei ricercatori della scuola odontoiatrica dell’Università di Adelaide.