Denti del giudizio: estrarli si o no?
Il dibattito tra dentisti sulla necessità di estrarre i così detti denti del giudizio, ovvero i terzi molari superiori ed inferiori, prosegue da molti anni con una netta divisione tra coloro che propendono per l’estrazione, anche quando non ci sono patologie evidenti e quelli che optano per la loro conservazione, salvo nei casi patologicamente più gravi come quando si presentano inclusi, cioè non riescono ad erompere attraverso la gengiva nei tempi e nei modi stabiliti.
Quale che sia l’orientamento del vostro specialista, per la maggior parte delle persone i denti del giudizio rappresentano molto spesso un problema che, nella maggioranza dei casi, si risolve soltanto con l’estrazione. Negli USA, ad esempio, le estrazioni dei denti del giudizio rappresentano circa l’80% del totale delle estrazioni dentali, secondo i dati forniti dalla Delta Dental, il grande centro odontoiatrico della California.
Come mai i denti del giudizio causano problemi?
Secondo le opinioni attualmente più accreditate, i denti del giudizio sono un’eredità, non gradita, dei nostri antenati delle caverne che erano dotati di mascelle e mandibole più ampie delle nostre e più adatte al tipo di alimentazione dell’epoca.
Con l’evoluzione, la forma delle ossa facciali, della mascella e della mandibola si è affinata e rimpicciolita e questo sarebbe alla base delle tante difficoltà create dall’eruzione dei denti tardivi.
Dunque, dicono i sostenitori dell’intervento chirurgico, il minor spazio disponibile per erompere rende difficoltosa e spesso problematica la gestione di questi denti che possono causare problemi anche agli altri denti, assai più utili dei terzi molari. Inoltre, dicono ancora i chirurghi orali, le estrazioni sono più complicate aumentando l’età del paziente, quindi meglio intervenire subito.
Altri dentisti ribattono suggerendo una politica conservativa e di vigile attesa che consideri l’intervento chirurgico solo quando realmente necessario.
Anestesia totale o locale?
Sempre più spesso l’estrazione dei terzi molari viene effettuata in anestesia generale che, ovviamente, ha costi molto più elevati di un’anestesia locale che viene somministrata in poltrona dal solo dentista. E’ necessario, argomentano i chirurghi orali, poiché l’intervento è spesso complicato e lungo e l’anestesia locale non è sufficiente ad evitare problemi e sofferenze ai pazienti.
“Nella maggior parte dei casi no” ribattono i contrari, portando diverse prove relative ad interventi anche più complessi, normalmente effettuati in anestesia locale.
L’ ADA, American Dental Association, la più importante associazione professionale del settore odontoiatrico, ha dato il via ad una indagine che dovrebbe far luce e dare indicazioni più precise su modalità di intervento, costi ed effettivi benefici.