Un dato molto allarmante: il 22% dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni è un fumatore abituale. Il 13% di loro inizia a fumare prima dei 15 anni, il 75% dei fumatori ha dichiarato di aver iniziato a consumare tabacco tra i 15 ed i 20 anni.
Ai giovani piace “rollare”
E’ un’antica abitudine che è tornata molto di moda tra i giovani, parliamo delle sigarette “autoprodotte” con cartine e tabacco.
Il consumo di tabacco in busta e di cartine è addirittura raddoppiato negli ultimi anni. Alla base di questa esplosione c’è sicuramente la moda di “rollarsi” una sigaretta che, purtroppo, si dimostra molto attraente e capace di generare molta emulazione anche se non sono estranei motivi economici visto che confezionarsi 20 sigarette in proprio costa circa la metà che acquistarne un pacchetto con pari numero di sigarette.
Come avveniva in passato, quando moda e pubblicità associavano personaggi “positivi” al fumo, coinvolgendo i giovani e giovanissimi, ancora oggi l’ambiente sociale, le mode e lo spirito di emulazione sembrano avere la meglio sulle campagne anti fumo, gli allarmi dei medici ed i provvedimenti legislativi che vietano la pubblicità del tabacco
I 15-24enni fumano mediamente 10 sigarette al giorno ma circa un terzo dei ragazzi (il 28 per cento) ammette di accenderne tra le 15 e le 24 nell’arco delle 24 ore. «E c’è di peggio – dicono all’Osservatorio contro il fumo. Confrontando i dati di quest’anno con quelli del 2013, appare chiaro che i nostri ragazzi fumano sempre di più. È addirittura comparso un “gruppo” mai visto finora: un 1,3 per cento di intervistati che dichiara di superare le 25 sigarette al giorno».
Nel Rapporto di quest’anno (realizzato tramite un’indagine DOXA, effettuata per conto dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri) c’è però anche la conferma “storica” del principale motivo che porta ad iniziare a fumare.
Infatti, indagando le cause si scopre che, come sempre, tutto ruota intorno ai coetanei.
Quasi il 60 per cento degli interpellati dichiara di aver iniziato avendo visto amici o da compagni di scuola che già fumavano.
Il 17% dichiara: «Ho provato e mi piaceva». In percentuali minori troviamo il desiderio di sentirsi più grande, l’influenza di familiari tabagisti o quella di un partner.
Cosa fare?
Gli esperti di tutti i Paesi concordano sulla proposta dell’Organizzazione Mondiale di Sanità: aumentare il prezzo del tabacco è il più significativo intervento per scoraggiare l’iniziazione nei giovani.
«Secondo le stime diffuse dall’Oms – commenta Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – soltanto l’otto per cento della popolazione mondiale vive in Paesi con una tassazione sufficientemente alta da scoraggiare il consumo di sigarette e sigari. L’Italia su questo fronte è indietro: siamo al 15esimo posto in Europa, ancora più in basso sul trinciato». «Il nostro Stato è riluttante e ambiguo – prosegue Garattini – perché, se diminuisce il consumo di tabacco, si riducono gli introiti del Monopolio. Certo, se lo Stato aumentasse di un euro il pacchetto di sigarette, calerebbero le vendite, ma le stime indicano che ci sarebbero in ogni caso introiti cospicui, derivanti dal prezzo più alto. Senza considerare quanto si risparmierebbe, sul fronte del Servizio sanitario nazionale, con il numero minore di malattie dovute al tabacco da curare se le persone smettessero o non iniziassero proprio a fumare».
«Bisogna poi lavorare sulla pubblicità indiretta - aggiunge Roberta Pacifici -. Nel Rapporto di quest’anno abbiamo segnalato che l’11,8 per cento della popolazione di età superiore ai 15 anni ha visto su internet oppure ha ricevuto via e-mail la pubblicità di sigarette o la proposta di acquisto. Inoltre, abbiamo riportato un recente studio pubblicato nel libro “Cenere di stelle. Cinema fumo e adolescenti” (di Altomare e Galetta, due medici appassionati di cinema) che ha analizzato oltre 160 film tra i migliori usciti l’anno scorso. Nel 60 per cento delle pellicole c’erano immagini in cui si fumavano sigarette, con una frequenza di 15 scene ogni ora (negli anni Cinquanta la frequenza era di 10 ogni ora)». «La nostra proposta, dunque – aggiunge l’esperta -, è quella d’introdurre regole più severe che limitino l’accesso di bambini e adolescenti a film che contengono non solo scene di violenza o sesso, ma anche scene di fumo pretestuose o ingiustificate. Anzi, sarebbe opportuno inserire spot antifumo che, allo stesso modo di quelli antipirateria, precedano l’inizio di film valutati come troppo “indulgenti” nei confronti del tabacco».
Altrettanto importante e necessario è l’investimento in educazione e campagne d’informazione sui danni del tabacco, interessando già i bambini delle elementari. È stato dimostrato infatti che intervenire precocemente è molto efficace, visto che gli “anticorpi” verso comportamenti insalubri si formano nei primi dieci anni di vita.
Senza dimenticare, ancora, progetti come «Non fare autogol», promosso dall’Associazione italiana di oncologia medica: un tour a tappe nelle scuole superiori italiane che, sfruttando il fascino positivo di calciatori di serie A, punta a fornire un esempio positivo e a far conoscere ai giovanissimi l’importanza di uno stile di vita sano. All’insegna dell’intramontabile motto «prevenire è meglio che curare». Perché è più semplice spiegare a un bambino o a un ragazzino i danni del fumo e convincerlo a non accendersi mai la prima sigaretta, piuttosto che persuadere, poi, un giovane o un adulto a smettere.